Ci siamo, o meglio, ci risiamo! Non bastava una pandemia che solo in questi giorni sembra stia diventando più clemente (anche se i morti giornalieri continuano ad essere tanti), adesso a tormentare i nostri sonni, c’è anche l’ombra oscura di una guerra. E così, anche se ognuno di noi continua ad essere immerso nel proprio mondo, la guerra rischiamo davvero di averla vicina, molto vicina. E non solo perché l’Ucraina non è geograficamente lontana, quanto perché questo dissidio tra grandi potenze rischia di coinvolgere tutti e, se così fosse, non sarebbe una bella cosa. Perché ci risiamo? Perché ancora una volta i potenti della terra stanno imponendo una guerra che non vuole nessuno. Non la vogliono i giovani, gli adulti ucraini e soprattutto non la vogliono i bambini. Non la vogliamo noi più estranei al conflitto perché abbiamo la paura di non essere in futuro così estranei. In questi giorni mi turba non poco il pensiero dei tanti ucraini addestrati in tutta fretta per uccidere i loro amici russi (e viceversa naturalmente) con i quali avevano o magari hanno rapporti di amicizia e di lavoro. Parlo di amicizia reale, dell’amicizia fatta di una birra al bar dopo il lavoro, di quella fatta di scampagnate, di corse, di risate, di relazioni sentimentali e anche di quella che ti porta in un campo di calcetto a fare una battaglia si, ma solo sportiva. Di colpo, quell’amicizia, quella frequentazione, si dissolve nei fumi della guerra e viene inghiottita da una nuova quanto devastante realtà. E’ vero che questa terribile eventualità è più probabile per coloro i quali risiedono nelle zone di confine tra Ucraina e Russia, però fino a un certo punto. In realtà colpisce anche tante altre persone che hanno i propri cari nell’altra metà del cielo, per lavoro, per amore o per qualche altro motivo che nessuno sa. Ho seguito interviste e testimonianze, ho visto la tristezza, lo sgomento e anche la rassegnazione dei più, ho letto la disperazione. Ascoltando queste voci mi è venuta in mente un’intervista a un ragazzo serbo che raccontò proprio questo: gli fu ordinato di andare a fare un bliz a casa di uno dei suoi più cari amici che, guarda un po’, era croato. Pensate che cosa atroce. E’ vero, c’è anche una parte della popolazione che non è solo triste ma agguerrita, c’è chi rivendica la propria appartenenza alla nazione, c’è chi è disposto a combattere e a morire ma sono pochi e, a mio avviso, è la faccia della stessa medaglia. La gran parte del popolo non vuole la guerra. E allora perché? Perché a volte si interviene a “salvaguardare” i diritti umani di un popolo e a volte invece si gira la faccia dall’altra parte come se niente fosse? Perché da una parte si abbandonano postazioni e avanguardie (abbandonando al proprio destino anche persone che avevano collaborato in quelle missioni) e dall’altra ci si prepara a rispondere colpo su colpo? E’ dai tempi del Kuwait che mi sono dato una risposta…
Sant’Antioco, 20/02/2022
La prima cosa che viene in mente guardando una sua foto è: “mamma mia che bella!” E il bello è che, scusate il gioco di parole, probabilmente è la frase che non viene in mente solo agli uomini, ma anche a tante donne. Elisabetta Canalis piace “trasversalmente” e da quando è giunta alla ribalta del grande pubblico, è il sogno proibito di tanti italiani e non solo, vedi la sua relazione con George Clooney, per il quale è un sogno peraltro diventato realtà! Nessuno però, poteva immaginare che questa affascinante donna, sarda fino al midollo, diventasse il sogno proibito di Giovanni Toti, presidente della regione Liguria che l’ha scelta come testimonial della sua Regione in uno spot andato in onda durante la kermesse canora più seguita in Italia: Il Festival di Sanremo (nientemeno). A questo punto è scoppiata la bagarre. La scelta infatti non è stata gradita da buona parte del popolo sardo e ancor meno da gran parte del pubblico ligure. Alcuni suoi conterranei hanno sbottato in risposta allo slogan dello spot che recitava così: “la mia Liguria”. Sui social specialmente, in tanti hanno commentato “ma quale la mia Liguria se sei nata e cresciuta a Sassari?” Dal canto loro i liguri, a mio avviso con ancor più ragione, si sono posti la domanda: ma davvero non c’era una donna (o un uomo) ligure affascinante e bella al pari della Canalis? Quello che io penso è che la Canalis secondo me, ha fatto bene ad accettare. Si tratta di lavoro ed è stata pagata profumatamente (si parla di 100.000€). Dal canto suo, Giovanni Toti, ha riportato delle motivazioni tutt’altro che stravaganti. Ecco il succo del suo discorso: “L’idea di base è che non solo un ligure può apprezzare le bellezze della Liguria, ma anche chi in Liguria ci viene in vacanza. Si è voluto proporre un’idea dei ricordi che restano parte del proprio bagaglio di esperienze personali in Liguria, anche vivendo lontani dalla nostra Regione”. Io dico che può essere una spiegazione plausibile e una scelta condivisibile. Tra l’altro, a quanto riportano i media specializzati, pare che lo spot abbia avuto ottimi risultati. Forse avrei cambiato lo slogan. E’ indubbio che, la frase “la mia Liguria” pronunciata da una sarda d’hoc, sia stata una forzatura e un azzardo nell’azzardo che, probabilmente, poteva essere evitato.
Sant’Antioco, 06 Febbraio 2022.